Perché certe persone pretendono troppo da se stesse? Caratteristiche e conseguenze dell’essere perfezionisti.

Il perfezionismo può essere un tratto del carattere che molti di noi hanno. Non tutti manifestano però un “perfezionismo clinico”, inteso come “un’eccessiva dipendenza della valutazione di sé dall’inseguimento e dal raggiungimento di standard personali esigenti e autoimposti in almeno un dominio altamente saliente”, nonostante tale perfezionismo non abbia delle conseguenze positive e contribuisca al malessere della persona (Shafran e co., 2010).

Valutare se stessi solo su un unico dominio (lavoro, studio, sport, raggiungimento del peso ideale, ecc.) è rischioso perché se si fallisce nel raggiungere gli standard prefissati, crolla l’intero sistema di autovalutazione e si comincia a pensare a se stessi solo in termini negativi di fallimento. Inoltre, è davvero difficile eccellere in qualcosa, possiamo davvero essere perfetti? La focalizzazione esclusiva su un dominio marginalizza altre aree di vita, con l’effetto di ridurre gli interessi e dedicare poco tempo a se stessi e/o a praticare attività per il semplice scopo di fare qualcosa che ci fa stare bene.

La salutare ricerca di eccellere, al contrario del perfezionismo, spinge le persone a provare entusiasmo e piacere nel cercare di raggiungere degli standard e gli obiettivi e a non considerare gli errori come un’evidenza di un effetto personale, ma come un momento passeggero necessario da cui si può imparare e migliorare. ù

La disfunzionalità del perfezionismo non è perciò dovuta al porsi standard esigenti, ma alla dipendenza della valutazione di sé dall’inseguimento e dal raggiungimento di standard elevati. Questo spiega perché persone con perfezionismo continuino a impegnarsi nel cercare di raggiungere i loro standard, abbiano ricorrenti pensieri di autocritica quando non li raggiungono, provino un’intensa paura di fallire e non siano capaci di rinunciare a quegli standard persino quando non sono soddisfatti e abbiamo una qualità di vita molto scadente.

Le preoccupazioni perfezionistiche sono automatiche (rapide e inconsapevoli) e assumono la forma di regole rigide, autoimposte, basate sul “tutto o nulla” relativamente allo standard e all’impegno. Ad esempio, se il pensiero è “devo essere la/il migliore della classe altrimenti non valgo nulla” la persona vede solo due alternative, essere il migliore o essere un perdente. Non vengono quindi valutate altre possibili alternative.

Le persone perfezioniste tendono, inoltre, a valutare in maniera distorta la realtà. Il terrore di commettere errori nel dominio scelto può portare a errate interpretazioni delle possibili conseguenze negative (ad esempio, la paura di essere licenziati o anche solo di essere ritenuti degli incompetenti per ogni sbaglio o distrazione commessa).

La moderna ricerca psicologica ha suggerito che il perfezionismo possa essere sia un fattore di rischio sia di mantenimento per i diversi disturbi psicologici, come ad esempio i disturbi dell’alimentazione, i disturbi dell’umore, il disturbi d’ansia sociale, il disturbo ossessivo-compulsivo e i disturbi di perosnalità (disturbo ossessivo-compulsivo di personalità, disturbo borderline di personalità e disturbo narcisistico di personalità) (Egan et al., 2014).

Da dove può nascere?

 

Fin dalla nascita impariamo ad accettare che il nostro comportamento venga valutato ed eventualmente corretto da altre persone. Ad esempio, potremmo aver imparato a scuola o a casa, che per ottenere l’approvazione degli altri è necessario soddisfare determinati standard di comportamento. Oppure essere stati puniti o eccessivamente criticati per alcuni comportamenti (ad esempio, aver lasciato la stanza in disordine o non aver rifatto il letto nel modo adeguato, ecc.) o non aver mai ottenuto commenti positivi, possono aver creato l’idea che sia sempre necessario fare le cose perfettamente.

Che cosa mantiene il perfezionismo?

 

Il perfezionismo sarebbe mantenuto da quattro processi che legano la paura di fallire alla ricerca ostinata del successo, e sono:

Valutazione della prestazione: una volta che gli standard personali siano stati fissati, la prestazione è valutata ripetutamente e rigorosamente.  I soggetti perfezionisti valutano la loro prestazione utilizzando regole dicotomiche che sono soddisfatte o non lo sono.

Non riuscire a soddisfare gli standard: le persone perfezioniste sono auto-critiche e valutano se stesse negativamente quando non riescono a soddisfare i loro standard. L’autocritica e la valutazione negativa di sé è un aspetto saliente.

Riuscire a soddisfare gli standard: quando una persona perfezionista riesce a soddisfare i propri standard si possono verificare due conseguenze:

–         un aumento temporaneo della valutazione di sé, che a sua volta agisce come rinforzo intermittente per inseguire tali standard

–         oppure un’immediata rivalutazione degli standard, che vengono considerati troppo bassi.

Ciò facilita il fallimento e l’auto-critica.

Evitare e procrastinare i lavori in un dominio saliente: è inevitabile per alcune persone che inseguono i loro standard ed hanno paura dei non riuscire a soddisfarli, ritardare l’inizio del compito (procrastinazione), abbandonare il lavoro a metà o evitarlo completamente.

Cosa fare per migliorare sul proprio perfezionismo?

 

Per diventare a essere meno perfezionisti è fondamentale  riuscire a mettere in discussione gli standard personali e le proprie convinzioni personali.

Un altro aspetto fondamentale per la modificazione di questa visione perfezionistica è dato dalla modificazioni dei comportamenti che favoriscono la persistenza di convinzioni eccessivamente rigide.

Uno dei trattamenti maggiormente efficaci per la cura del perfezionismo si è dimostrato essere il trattamento cognitivo-comportamentale che associa la modificazioni delle valutazioni personali troppo elevate a cambiamenti nel proprio modo di comportarsi.

Bibliografia:

Vincere il perfezionsimo. Un programma basato sulla terapia cognitivo comportamentale” a cura di Camporese L., Sartirana M., Dalle Grave R., 2012, Positive Press.

Cognitive-behavioral Treatment of Perfectionism“. Sarah J. Egan, Tracey D. Wade, Roz Shafran, Martin M. Antony, 2014.