Schema Therapy

La Schema Therapy, ideata dallo psicoterapeuta Jeffrey Young, mira ad individuare e a modificare gli “schemi maladattivi” che stanno alla base delle problematiche legate alla personalità e alla gestione delle relazioni. Vengono definiti schemi le strutture, apprese precocemente durante l’infanzia, utilizzate per rispondere ad una situazione. Di solito, gli schemi sono utili nella vita quotidiana. Tuttavia, se la risposta dei caregivers ai bisogni infantili centrali (sicurezza, base sicura, prevedibilità, amore, nutrimento, attenzione, accettazione, lode, empatia, consigli, protezione, validazione delle emozioni e dei bisogni) non è stata adeguata, ci sono alte probabilità che si sviluppino schemi maladattivi precoci e stili di coping disfunzionali, fonte di sofferenza psicologica. Uno schema disadattivo precoce comprende memorie, sensazioni fisiche, emozioni e cognizioni e riguarda sé e le proprie relazioni con gli altri.

Cosa sono gli schemi e gli stili di coping

Il focus della Schema Therapy è il concetto di schema maladattivo precoce, ossia un modello, formato da ricordi, emozioni, cognizioni e sensazioni fisiche circa se stessi e gli altri, sviluppato nell’infanzia o nell’adolescenza, elaborato lungo tutto il corso della vita e significativamente disfunzionale.

Gli schemi nascono in risposta a quelli che Geffrey Young, chiama “unmet core emotional needs”, ossia i bisogni universali insoddisfatti che consistono in:

–        bisogno di attaccamento sicuro (che include sicurezza, stabilità, accudimento e accettazione),

–        bisogno di autonomia e competenza,

–        bisogno di esprimere liberamente emozioni e bisogni,

–        bisogno di esplorare liberamente e giocare,

–        bisogno di ricevere limiti e regole realistici.

La sistematica frustrazione di uno o più di tali bisogni da parte delle figure di riferimento, soprattutto parentali, porta nel bambino alla formazione dello schema maladattivo precoce.

Anche il temperamento biologico gioca un ruolo importante, interagendo con le dolorose esperienze infantili, nella formazione dello schema.

Per Young la persona cerca di fronteggiare un ambiente di sviluppo negativo, nel tentativo di non entrare in contatto con le emozioni intense e dolorose che derivano dagli schemi mal adattivi con particolari comportamenti. Tali comportamenti vengono definiti stili di coping. In quest’ottica, il comportamento non è parte dello schema, ma parte della risposta allo schema stesso.

Lo stile di coping si manifesta attraverso i comportamenti, le emozioni, le cognizioni e può variare nel corso del tempo, al contrario lo schema che resta stabile. Gli stili di coping sono adattivi nell’infanzia. Questi meccanismi di sopravvivenza davanti al dolore che il bambino sperimenta nella continua frustrazione dei propri bisogni più profondi, diventano però disadattativi con la crescita, in quanto, pur cambiando le condizioni ambientali, la persona continua ad adottare gli stili di coping, che mantengono lo schema.

Così, sia che l’individuo si arrenda alla “verità” dello schema (resa), sia che tenti di organizzare la propria vita in modo da non attivarlo mai (evitamento), o che tenti di negarne l’esistenza (ipercompensazione), lo schema sopravvive e si rafforza sempre di più.

Ad esempio: Claudia ha uno schema di deprivazione emotiva, nella sua infanzia sua madre non le ha dato le attenzioni di cui ogni bambino ha bisogno. Claudia potrà rispondere al suo schema di deprivazione affettiva in modi diversi: scegliendo compagni anaffettivi come sua madre (resa allo schema); evitando le relazioni affettive (evitamento dello schema) o chiedendo eccessivamente attenzioni alle persone a lei vicine (ipercompensazione). Queste tre possibili risposte comportamentali sono un modo per sfuggire dal senso di disagio creato dallo schema ma, finiscono, sul lungo periodo, per rafforzare lo schema e rendere più difficile l’adattamento della persona all’ambiente. Nel nostro esempio Claudia rischia di trovarsi male nelle relazioni, di non riuscire a crearle o di rovinarle a causa della forza del suo schema.

Obiettivi terapeutici

L’obiettivo principale della Schema Therapy è quello di aiutare i pazienti a trovare modalità adattive di soddisfacimento dei propri bisogni profondi.

Strumenti fondamentali della Schema Therapy sono il confronto empatico e il limited reparenting: il primo permette un equilibrio fra validazione emotiva rispetto ai motivi per cui il paziente mantiene lo schema e spinta al cambiamento; il secondo utilizza la relazione terapeutica come base sicura che soddisfa i bisogni profondi che il paziente non ha mai visto corrispondere da parte dei genitori, come sicurezza, stabilità, accettazione, autonomia. Nel percorso di terapia l’obiettivo principale è insegnare al paziente come rafforzare la propria parte di Adulto funzionale, dandogli sempre più spazio, grazie all’interiorizzazione del modello di adulto sano che fornisce il terapeuta all’interno del limited reparenting.

Contextual Schema Therapy

Recentemente Roediger et al. (2018) hanno proposto un aggiornamento della Schema Therapy in integrazione ad altri approcci cognitivi di terza di generazione, rinominandola “Contextual Schema Therapy”.

Viene quindi introdotto un grande cambiamento nel trattamento dei pazienti affetti da malattie mentali croniche o disturbi della personalità. Infatti, sviluppando i punti di forza della terapia cognitiva, questo approccio fornisce una mappa completa della personalità utilizzando sempre il concetto di schemi o modes, vi integra un insieme di tecniche di cambiamento esperienziale, e utilizza la conoscenza dell’attaccamento e dello sviluppo psicologico per affrontare gli schemi maladattivi derivanti dalle forme di abbandono e di trauma infantile.

L’integrazione di tecniche derivanti dalla Compassion Focused Therapy, dalla Mindfulness e dall’Acceptance and Commitment Therapy, insieme al focus costante sulla relazione terapeutica, rendono questo approccio un prezioso strumento terapeutico.

Bibliografia

Young, J., Klosko J. (2007). Reinventa la tua vita. Raffaello Cortina

Roediger, E., Stevens, B. A., & Brockman, R. (2018). Contextual Schema Therapy: An Integrative Approach to Personality Disorders, Emotional Dysregulation and Interpersonal Functioning. Oakland: Context Press.

Roediger, E., Stevens, B. A., & Brockman, R. (2021). Contextual Schema Therapy. Erickson.