L’insonnia può dipendere da diversi fattori. Può, infatti, insorgere in associazione ad altri problemi di ordine medico e/o psicologico oppure essere causata dall’uso o abuso di sostanze (in questi casi si parla di insonnia secondaria). Quando l’insonnia è indipendente da altri fattori (medici o psichiatrici) si parla di insonnia primaria.
Considerato, dunque, che possono esserci diverse cause, è sempre molto importante, anzi essenziale, che si venga sottoposti ad un’accurata valutazione diagnostica per scegliere, di conseguenza, la terapia medica e/o psicologica più adeguata.
L’insonnia può essere distinta, in base alla sua durata, in occasionale o situazionale, quando il problema si manifesta per un breve periodo in corrispondenza di eventi stressanti (problemi familiari, lavorativi, lutti, ecc.), e cronica o psicofisiologica quando perdura per più di un mese, anche in assenza dei fattori che hanno portato alla sua insorgenza. Di solito l’insonnia situazionale diviene cronica quando le preoccupazioni legate al non riuscire a dormire si sostituiscono alle tensioni emotive o ai fattori stressanti che hanno portato alla sua insorgenza, mantenendo uno stato di attivazione psicofisiologica che impedisce il normale sviluppo del sonno. Ovvero la preoccupazione costante di non riuscire a dormire adeguatamente, diventa proprio la causa di mantenimento dell’insonnia stessa.
Quali sono le cause dell’insonnia?
I fattori sottostanti all’insonnia sono molteplici e di diversa natura. Come appena descritto, le preoccupazioni e ruminazioni legate a) a non riuscire a dormire e b) agli effetti conseguenti ad una notte insonne sulle prestazioni lavorative del giorno dopo, provocano un’attivazione del sistema nervoso che rende difficile il sonno. Inoltre, spesso i tentativi di soluzione che le persone insonni mettono spontaneamente in atto per contrastare l’insonnia sono controproducenti alimentando il disturbo.
A questi fattori si aggiungono poi delle credenze irrealistiche sul sonno e sul bisogno di sonno, che tendono ad aumentare le preoccupazioni sull’insonnia e ad alimentare l’attivazione e l’ansia producendo un circolo vizioso che mantiene il disturbo. Infine, anche le abitudini di vita come l’orario in cui ci si mette a letto, il consumo di alcolici, caffeina, l’alimentazione e l’attività fisica possono alterare il nostro sonno provocando insonnia.
Il trattamento
La cura dell’insonnia oggi prevede sia trattamenti farmacologici che trattamenti non- farmacologici. I trattamenti non-farmacologici sono la terapia di scelta per le insonnie croniche. Oggi, la terapia senza farmaci più accreditata è il Trattamento Cognitivo-Comportamentale (CBT) dell’insonnia primaria ed in co-presenza con altri disturbi (ansia e depressione).
Studi di efficacia hanno mostrato come la CBT sia anche efficace nel trattamento dell’insonnia associata a disturbi come il dolore cronico, la fibromialgia e il tumore. Ugualmente, il trattamento CBT si è dimostrato molto utile nei casi di insonnia nelle persone affette da depressione maggiore, migliorando sensibilmente la percentuale di remissione sia della sintomatologia depressiva che dell’insonnia.
I trattamenti farmacologici (prescritti da un medico competente) possono essere più indicati per la cura delle insonnie occasionali o situazionali, ma ci si può rivolgere dallo psicologo anche per un’insonnia non cronica.
In generale, l’obiettivo dello psicologo sarà quello di modificare tutti quei fattori che mantengono l’insonnia, inclusi i fattori comportamentali (cattive abitudini di sonno, orari di sonno irregolari), i fattori psicologici (aspettative irrealistiche sul sonno, preoccupazioni, sentimenti di impotenza sul sonno) e i fattori fisiologici (tensioni mentali e somatiche, iper-attivazione).
Tratto da: http://www.terzocentro.it/cosa_curiamo/disturbi_del_sonno.asp