Spesso, nel linguaggio comune, si parla di “depressione” come sinonimo di tristezza, tuttavia la depressione clinica (scientificamente detta Depressione Maggiore) è ben altra cosa rispetto ad un momento di tristezza transitoria e passeggera, che tutti quanti possiamo vivere nell’arco della nostra vita.
Secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali del 1994 (DSM-IV) la Depressione Maggiore è caratterizzata dai seguenti sintomi:
Non è necessario presentare tutti questi sintomi per ricevere una diagnosi di depressione maggiore. La sintomatologia tipicamente è più intensa al mattino e migliora nel corso della giornata, ma vi sono delle eccezioni.
La depressione può manifestarsi con diversi livelli di gravità. Alcune persone presentano sintomi depressivi di bassa intensità, legati ad alcuni momenti di vita, mentre altre si sentono così depresse da non riuscire a svolgere le normali attività quotidiane. Le forme gravi sono caratterizzate da un numero più elevato di sintomi, una maggiore intensità e durata nel tempo della sintomatologia ed una maggiore compromissione delle attività quotidiane.
Che cosa si sa della depressione?
La depressione è uno dei disturbi psicologici più diffusi nella popolazione e può colpire chiunque, indipendentemente dall’età, dal sesso, dal livello culturale e dallo status socioeconomico. Dagli studi scientifici emerge che si manifesta maggiormente nelle donne rispetto agli uomini: compare nel 25% delle donne e nel 12% degli uomini. Questa differenza sembra essere dovuta al fatto che le donne, rispetto agli uomini, hanno più frequentemente sentimenti di tristezza, sono più autocritiche e vengono maggiormente educate ad essere dipendenti. Gli uomini, invece, sembrano reagire ai vissuti depressivi soprattutto con comportamenti disfunzionali quali, ad esempio, l’uso di alcol e di droghe.
Chi ha avuto un episodio di depressione, rispetto a chi non l’ha mai sperimentato, ha maggiori probabilità di presentare altri episodi depressivi nel corso della sua vita.
Una caratteristica della depressione: i pensieri automatici
Secondo il modello cognitivo di Beck, la persona depressa tendenzialmente genera automaticamente dei pensieri negativi disfunzionali:
Da questa descrizione risulta evidente come per la persona depressa tutto appare più complicato, più difficile da gestire e da affrontare e fare una semplice cosa può essere visto come un’ impresa irraggiungibile.
Il trattamento
L’approccio cognitivo comportamentale è risultato essere il più efficace nella cura della depressione, insieme alla terapia interpersonale. Diversi studi evidenziano che circa il 75% dei pazienti depressi ha una significativa diminuzione dei sintomi entro le prime 20 sedute di psicoterapia. Nel caso in cui alla psicoterapia è associata un trattamento farmacologico, la riduzione della sintomatologia si verifica nell’85% dei casi. E’ stato anche dimostrato che questi miglioramenti sono durevoli nel tempo.
Nel modello cognitivo comportamentale, i pensieri e le convinzioni negative su di sé, sul mondo e sul futuro hanno un ruolo chiave nell’esordio e nel mantenimento della depressione. Nella cura di questo disturbo, dunque, la terapia cognitivo-comportamentale si focalizza soprattutto sui modi in cui il soggetto interpreta gli eventi che accadono, vi reagisce e valuta sé stesso.
Il terapeuta cognitivista si propone di aiutare il paziente ad identificare e modificare tali pensieri e convinzioni negative su di sé, sul mondo e sul futuro, ricorrendo a numerose e specifiche tecniche cognitivo-comportamentali. Il cambiamento nel modo di pensare porterà ad una regolazione del tono dell’umore e a modificazioni dei sintomi, che a loro volta influiranno positivamente sui pensieri. In modo simile, la modificazione di alcuni comportamenti problematici (ad esempio l’isolamento sociale) e la promozione di comportamenti funzionali avrà un effetto benefico sui pensieri e sulle emozioni della persona. In questo modo sarà possibile interrompere i circoli viziosi che mantengono la depressione nel tempo.
Bibliografia: