L’insonnia

 

In Italia circa 12 milioni di persone soffrono di problemi del sonno, dei cui il 25% sono donne. L’80% della popolazione italiana riferisce di avere picchi di stanchezza durante la giornata.

I disturbi del sonno più frequenti sono: l’insonnia, i disturbi di movimento (gambe senza riposo, disturbi comportamentale in REM) e i disturbi respiratori durante il sonno (grave russamento ed apnee ostruttive).

La quantità di sonno necessaria a ciascuno di noi per sentirsi riposati è assolutamente soggettiva, e varia da persona ma si può parlare di insonnia quando sono presenti difficoltà di addormentamento o a mantenere il sonno, risvegli precoci al mattino ed un sonno cronicamente non ristoratore o di scarsa qualità. In aggiunta ai sintomi notturni, nella maggior parte dei casi, sono presenti anche sintomi diurni, quali ad esempio fatica, irritabilità, sonnolenza, disturbi dell’umore e difficoltà di apprendimento/memoria.

Lo stress ha un impatto molto forte sulla qualità del sonno. In base ai dati di una recente ricerca svolta da AstraRicerche per l’azienda Sanofi, lo stress dichiarato dagli Italiani è raddoppiato (+118% negli ultimi sei anni), con conseguenze negative anche sul riposo notturno. Il fenomeno colpisce maggiormente le donne, la fascia di età tra i 35 e i 54 anni.

Nell’ambito della medicina e della psicologia, l’insonnia è sempre stata vista come un sintomo piuttosto che come un disturbo a sé.  Per questo motivo le terapie si basavano principalmente sul trattamento di quei fattori che potevano sottendere l’insonnia e che ne producevano la sintomatologia. Trattando efficacemente quei fattori (ansia, stress, preoccupazioni), i cosiddetti disturbi primari, si sarebbe verificato di conseguenza anche il miglioramento dell’insonnia. Ma non sempre è così.

Recenti studi sul sonno hanno dimostrato che:

  • l’insonnia rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo di disturbi psicologici di nuovo esordio;
  • l’insonnia spesso non si risolve nonostante siano state superate con successo condizioni psicopatologiche primarie;
  • l’insonnia è un fattore di rischio per le recidive ricorrenti di disturbi psicologici;
  • la terapia cognitivo-comportamentale per l’insonnia (CBT-I) si è rivelata efficace contro l’insonnia che si presenta in associazione con altre psicopatologie così come contro l’insonnia primaria;
  • trattamenti specifici con CBT-I hanno dimostrato di produrre miglioramenti in quelli che precedentemente erano considerati disturbi primari (depressione e dolore cronico).

I problemi di sonno, dunque, non vanno trascurati perché hanno un forte impatto sulla qualità di vita e possono scatenare scompensi fisici o psicologici o aggravare condizioni già preesistenti. Se il problema persiste è utile chiedere un aiuto al proprio medico di base o a uno psicologo esperto prima che si possa cronicizzare.

Articolo completo: http://www.istitutobeck.com/insonnia.html