Le idee irrazionali

Il termine “idee irrazionali” viene coniato da  Albert Ellis (Ellis, 1957-1962) fondatore della Terapia Razionale Emotiva (RET). La RET è una terapia cognitivo-comportamentale e si basa sull’idea che tanto le emozioni, quanto i comportamenti, siano il prodotto delle convinzioni di un individuo e della sua interpretazione della realtà (Ellis, 1962). Oggi è preferibile usare il termine “disfunzionale” piuttosto che irrazionale, poiché in terapia si è spostata l’attenzione sull’utilità/inutilità del pensiero. Infatti, la meta principale della terapia cognitivo-comportamentale standard, così come della RET, consiste nell’assistere il paziente nell’identificazione dei suoi pensieri disfunzionali e aiutarlo a sostituire tali pensieri con altri più funzionali che gli permettano di raggiungere con più efficacia obiettivi di tipo personale, quali essere felice, stabilire relazioni con altre persone, ecc. (Ellis y Dryden, 1987).

Di seguito le 11 idee irrazionali o disfunzionali:

 

  1. Io essere umano adulto, ho assolutamente bisogno (estrema necessità o esigenza) di venire (sempre) amato, stimato e approvato da tutte le persone (che io ritengo) significative (importanti) del mio ambiente, altrimenti è gravissimo, orribile, terribile, catastrofico.
  2. Io devo assolutamente essere (e/o dimostrarmi) sempre perfettamente adeguato, competente e di successo in tutto quello che faccio e sotto ogni aspetto (o almeno in una cosa specifica) altrimenti sono indegno di valore, valgo poco o niente.
  3. Tutte le persone che dico io (compreso me stesso) devono assolutamente comportarsi (sempre) come dico io (come mi pare giusto), altrimenti sono intrinsecamente cattive, malvagie e scellerate, e quindi meritano di essere severamente condannate e punite (anche perché così imparano).
  4. Tutte le cose devono assolutamente andare (sempre) come dico io (come mi piacerebbe o mi sembra giusto che andassero), altrimenti è inaccettabile, intollerabile, insopportabile (io non lo accetto, non lo tollero, non lo sopporto)
  5. La mia infelicità (disagio, ansia, depressione, angoscia ecc.) dipende da cause esterne (o esistenzialistiche), e quindi io posso fare poco o niente per cercare di controllare le mie pene e i miei disturbi (oppure: “io reagisco così, sono fatta così, non posso cambiare, è la mia natura, il mio carattere, la mia personalità”)
  6. Siccome può succedere (succedermi) qualcosa di brutto, pericoloso o dannoso, allora: mi devo preoccupare in continuazione, devo pensare che succederà (quasi) di sicuro e che succederà nelle forme peggiori e non ci potrò fare nulla. Sarà orribile, terribile, catastrofico.
  7. Se qualcosa mi sembra difficile o richiede una mia assunzione di responsabilità, allora mi conviene evitarla piuttosto che affrontarla.
  8. Io sono debole (insicuro/a, incapace, emotivamente instabile ecc.) e quindi ho bisogno di qualcuno più forte a cui appoggiarmi e da cui dipendere altrimenti non ce la posso fare (a vivere, essere felice, lavorare, muovermi, ecc.)
  9. Il mio passato (la mia infanzia, le mie esperienze) è la determinante assoluta delle mie condizioni attuali; e se una volta qualcosa ha avuto una forte influenza su di me, allora continuerà per sempre ad esercitare lo stesso effetto, quindi non c’è niente da fare.
  10. Se qualcuno ha qualche problema o disturbo che gli fa fare qualcosa che non mi piace (che mi sembra sconveniente, irragionevole, dannoso, ingiusto ecc.) allora io mi devo tremendamente sconvolgere per questo motivo.
  11. E’ sempre possibile trovare una soluzione perfetta (o avere una sicurezza assoluta ovvero un controllo completo) di fronte a qualsiasi problema umano, e quindi io la devo assolutamente raggiungere, altrimenti succederanno catastrofi o orrori.

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