
Che cosa mantiene il Disturbo Ossessivo Compulsivo?
Il Disturbo Ossessivo Compulsivo è caratterizzato dalla presenza di ossessioni, pensieri intrusivi e ripetitivi, e da compulsioni, comportamenti messi in atto nel tentativo di sopprimere gli stati emotivi (ansia, senso di colpa, paura) e fisici che emergono in seguito alla comparsa dei pensieri intrusivi.
I comportamenti compulsivi più frequenti possono essere distinti in covert, cioè nascosti e mentali, oppure overt, evidenti.
Tra i rituali covert mentali troviamo:
- il monitoraggio della minaccia: ad esempio di possibili segnali di contaminazione, o di pensieri “cattivi” e “impuri” o di particolari emozioni temute, oppure la verifica dell’ordine e della simmetria;
- il rimuginio: pensare ripetutamente a ciò che potrebbe avvenire nel futuro nel tentativo di evitare nuovi eventi infasusti;
- la ruminazione: ripensare a ciò che è avvenuto nel passato nel tentativo di comprendere se si è fatto o non fatto qualcosa che possa aver comportato un danno a qualcuno o a qualcosa (timore di colpa);
- la ripetizione di formule magiche, preghiere, conteggi o di parole.
Mentre tra i rituali overt vi sono:
- i lavaggi;
- la ricerca di rassicurazioni: cercare rassicurazioni nelle altre persone per alleviare lo stato di ansia o senso di colpa;
- i controlli: ricontrollare fisicamente o mentalmente le azioni compiute e mettere alla prova la propria memoria sugli eventi;
- le azioni controllate: cercare di controllare i propri comportamenti al fine di scongiurare eventi negativi, come ad esempio camminare senza toccare le fughe delle piastrelle oppure il riordino;
- gli evitamenti: di situazioni, luoghi o persone che possano aumentare lo stato di disagio ed ansia.
Anche se le compulsioni sono messe in atto con lo scopo protettivo, paradossalmente sono responsabili del mantenimento del disturbo stesso. Questi comportamenti, infatti, sono controproducenti per più motivi:
- Prima di tutto la persona attribuisce troppa importanza ai propri pensieri, al contenuto dei pensieri stessi e alle proprie sensazioni (per lo più corporee generate dalle emozioni), credendo che abbiano un particolare potere, significato e rilevanza o che dicano qualcosa riguardo la propria moralità (credenze);
- Secondariamente, la persona non ha la possibilità di comprendere e vivere i pensieri come eventi fugaci di passaggio, che possono creare uno stato emotivo anche forte, ma che in un modo o nell’altro poi se ne vanno, poiché troppo impegnata negli atti preventivi;
- Infine, affidarsi a criteri interni inappropriati può esacerbare i pensieri ossessivi e contribuire al loro mantenimento. Ad esempio, non ricordarsi un dettaglio di un ricordo non può essere un criterio valido per stabilire se si è fatto o meno qualcosa poiché i “vuoti di memoria” sono un evento comune.
Bibiografia:
Adrian Wells (2018). Terapia metacognitiva dei disturbi d’ansia e della depressione edito da Erickson.