
Quali sono i cinque principali rimpianti quando ci si avvicina al momento del grande salto nell’aldilà? Li ha raccontati in un blog Bronnie Ware, un’infermiera australiana che per molti anni ha lavorato in un reparto cure palliative per anziani e malati terminali. Il suo articolo ha raccolto in poco tempo più di tre milioni di fan e i desideri mancati di persone sconosciute, giunte al termine del proprio viaggio, sono diventate fonte d’ispirazione nel best seller in seguito scritto e tradotto in 27 lingue: “Vorrei averlo fatto. I cinque rimpianti più grandi”.
“Le persone crescono molto quando si trovano ad affrontare la propria mortalità”, spiega Bronnie Ware, che per anni ha trascritto i pensieri dei suoi pazienti nelle ultime 3/12 settimane di vita. “Ho imparato a non sottovalutare mai la capacità di crescita di qualcuno. Alcuni cambiamenti sono stati straordinari. Ognuno di loro ha attraversato molteplici emozioni, come si può immaginare in questi casi: negazione, paura, rabbia, rimorso, rifiuto e qualche volta accettazione. Ogni singolo paziente ha però trovato una forma di pace interiore prima di lasciare questo mondo”. Quando l’infermiera chiedeva loro cosa avrebbero voluto fare di diverso nella vita, emergevano spesso temi comuni.
Eccoli riassunti:
1. Vorrei avere avuto il coraggio di vivere una vita in linea con la mia personalità, invece di vivere la vita che gli altri si aspettavano da me.
“La maggior parte delle persone non ha portato a termine neanche la metà dei propri desideri e questo dipende esclusivamente dalle scelte che hanno o non hanno fatto”, scrive Bronnie Ware.
Quali sono i vostri sogni nel cassetto? Riguardateli con attenzione, mettetevi a sedere e pianificate QUANDO volete iniziare a renderli reali.
2. Vorrei non aver lavorato così tanto e così duramente.
Questo pensiero è stato espresso praticamente da ogni uomo curato dall’infermiera. Si tratta di persone a cui è mancato vivere la giovinezza dei propri figli e la presenza più sostanziosa dei propri amati.
Nessuno può restituirvi il tempo che avete impiegato in un lavoro che non vi piace, che fai solo per arrivare a fine mese, che vi fa stare male ogni mattina quando suona la sveglia. E’ vero che siamo in periodo di crisi, ma si può sempre iniziare a guardarsi intorno e provare a fare qualcosa per uscire da questa immobilità.
3. Vorrei aver avuto il coraggio di esprimere pienamente i miei sentimenti.
La maggior parte delle persone intervistate nel libro afferma di averlo fatto per mantenere la pace con gli altri, ma il risultato è sfociato in un’esistenza mediocre in cui i protagonisti non hanno espresso a fondo il proprio potenziale. Non solo, dall’amarezza e dal risentimento sembrano aver avuto origine molte malattie fisiche.
Preoccuparsi costantemente del giudizio altrui non permette di esprimere pienamente il nostro modo di essere. Non reprimiamo le nostre emozioni, se volete bene a una persona diteglielo! Un abbraccio, o talvolta anche solo un sorriso, possono riempire il cuore, vostro e di chi lo riceve.
4. Vorrei aver mantenuto rapporti più stretti con i miei amici.
Alcuni pazienti e persone anziane avrebbero voluto restare in contatto con gli amici. È questo il quarto dispiacere terminale. Si sono accorti di essere restati intrappolati nelle loro vite e di aver trascurato le amicizie fondamentali.
Non è mai troppo tardi per coltivare il rapporto con i tuoi amici di oggi, per trovarne di veri da domani, per ritrovare quelli che hai lasciato per strada.
5. Avrei voluto darmi la possibilità di essere più felice.
“La maggior parte delle persone non ha capito, se non a pochi giorni dalla fine, che la felicità è una scelta”, racconta l’autrice. Emerge la constatazione che purtroppo è facile restare incastrati in vecchi schemi e abitudini, cercando il conforto di esperienze conosciute, piuttosto che lasciar fluire le emozioni liberamente.
La paura del cambiamento porta molti individui a fingere soddisfazione nei confronti degli altri e di se stessi, mentre nel profondo avrebbero voluto semplicemente ridere di gusto e ritrovare la leggerezza.
Cos’è in sostanza la felicità? Non c’è una risposta comune. La felicità è soggettiva.
Chiediti cosa è per TE la felicità, cosa ti rende felice, cosa ti fa stare bene e impegnati per raggiungere gli obiettivi che ti sei prefissato.
Non è mai troppo tardi per decidere di cambiare.